“Questa è la mia casa, da dove provengo. Dalle nuvole nel cielo alle radici e le pietre. Il suo fiume il mio sangue, la sua roccia le mie ossa. La sua terra il mio muscolo, il suo cuore la mia anima, i suoi figli i miei figli, il mio obiettivo è la loro libertà. Combatterò per tutti loro”

Disegno a cura di Camilla Gori (https://www.facebook.com/lacamillaillustrations/)
Nativi del grande arcipelago al centro del Mare Circolare e suddivisi in piccole tribù, il loro sistema sociale si basa su delle caste con ruoli ben distinti nella società. La più importante è la casta degli sciamani che detiene il potere religioso all’interno delle varie tribù, essendo i Taulaga un popolo fortemente legato alla ritualità.
Non da meno però sono le altre due caste:
- Quella dei guerrieri, capeggiata dal più forte ed atta alla protezione delle isole
- Quella degli esploratori, con a capo il Taulaga più temerario o esperto di navigazione, che ha lo scopo di “mappare” il mare e ciò che lo popola, nonché di scoprire le rotte più sicure ed infine di procurare il cibo per chi risiede sulle isole.
Un’altro gruppo è la cosiddetta casta dei lavoratori, che comprende tutto il resto del popolo ma che non ha né un rappresentate né potere decisionale.
Le tribù solitamente sono gestite e dirette dai capi delle tre caste riuniti a consiglio. Per i problemi di una singola casta non è però l’intero consiglio ad intervenire, ma sarà piuttosto il capo della stessa ad avere il compito di risolvere il problema.
Riguardo invece la loro spiritualità i Taulaga venerano un particolare oggetto, una reliquia situata all’interno di un cratere su di un altare. La sua osservazione diretta è consentita solo ai componenti della casta degli sciamani, che poi divulga al resto del popolo ciò che hanno appreso attraverso i loro riti propiziatori.
A protezione di tale luogo è stata scelta la tribù della Zolla, che per prima molto tempo fa trovò la reliquia e decise di custodirla.
Nonostante ogni tribù sia di fatto autogestita, capita spesso che i capi delle caste chiedano consiglio alla tribù della Zolla per le questioni più disparate..
Tratti culturali caratteristici
I Taulaga si dividono in due filosofie di pensiero, quasi opposte tra loro ma che riescono a vivere in armonia:
- Taulaga Vaega: si basano sulla legge del più forte e sul dettame di “ciò che uccidi rimane a te”, in cui il vincitore di uno scontro consuma l’essenza del perdente e la assorbe in sé.
- Taulaga Paleni: essi si basano invece su di un principio di tolleranza e armonia verso gli altri, il cui fulcro è “instaurare un equilibrio con la natura”.
Il sistema sociale è suddiviso in tre caste serrate: sciamani, guerrieri ed esploratori. I lavoratori sono identificati come casta per pura praticità, poiché non sono effettivamente riconosciuti come tale e non godono di alcun potere.
Se un Taulaga appartiene ad una casta non potrà mai appartenere ad un’altra. Solo un lavoratore può ambire a divenire membro di una delle tre caste.
È facoltà di chiunque sfidare a duello un Vaega considerato più forte di sé, e quest’ultimo non potrà rifiutarsi. Se a perdere sarà lo sfidante, le conseguenze potrebbero variare dal divenire servitori della parte vincente alla morte, mentre in caso di vittoria lo sfidante otterrà il ruolo.
Esistono invece due modalità distinte per accedere alla casta degli sciamani da parte dei lavoratori. I Taulaga Vaega dovranno dare prova delle proprie capacità compiendo il sacrificio di una persona, mentre i Taulaga Paleni dovranno bere durante la notte di luna piena un particolare decotto, preparato dallo sciamano della tribù, e sopravvivere fino alla mattina. Se morirà, il suo corpo sarà sepolto e così donato alla natura come offerta.
Chiunque riesca ad accedere alla casta degli sciamani intraprenderà un percorso che lo porterà alla fine ad apprendere la particolare forma di magia e ritualità propria dei Taulaga, che in alcuni casi sembra coinvolgere l’uso del sangue. I segreti di questi riti sono strettamente custoditi dagli sciamani stessi e difficilmente lasciano le isole dei Taulaga, cosa che rende questo loro aspetto oggetto di molte dicerie ma anche fonte di estrema curiosità.
Concetto di aldilà
Per i Taulaga esistono due concetti di aldilà diverso in base alla rispettiva filosofia.
Per i Taulaga Vaega, semplicemente, l’aldilà non esiste. Alla loro morte affidano la loro essenza ultraterrena a chi secondo loro sarà degno di assorbirla durante un rituale. Si dice che spesso i prescelti a ricevere l’anima siano i figli, ma si racconta anche di guerrieri o sciamani così potenti che anche non possedendo la medesima linea di sangue si siano meritati il potere di chi li ha preceduti.
Per quanto riguarda invece i Taulaga Paleni, essi credono nella trasformazione dopo la morte. Il loro legame con la natura li ha indotti a credere che dopo la morte il corpo si dissolve e rinasce sotto la forma di un fenomeno naturale come il vento, una tempesta o la stessa acqua, oppure attraverso il fiorire della natura come un rigoglioso albero o un particolare fiore.
Abbigliamento
Spesso vestiti di pelle e pelliccia che riescono a procurarsi tramite la caccia, i Taulaga Vaega sono soliti anche adornarsi di parti del corpo ed ossa dei nemici sconfitti nel corso della propria vita.
I Taulaga Paleni invece tendono ad avere un abbigliamento più in linea con la natura, indossando spesso vistose collane di fiori o adornando i capelli con motivi floreali.
Nella casta degli esploratori però, non è difficile trovare Taulaga vestiti con abiti civili, probabilmente logori, ma di ispirazione Masnar.
Il linguaggio
Throm-Ka: Benvenuto
Tofa: Addio
Manumalo!: Vittoria!
Oshugran: Feccia
Aghk kalar: Esclamazione Comune
Famiglie e personalità note
L’unica “famiglia” nota dei Taulaga è la tribù della Zolla. Capeggiata da Yakha e Zog, rispettivamente moglie e marito e capi della casta degli sciamani e dei guerrieri.
La loro primogenita si chiama Zolla, come da antica tradizione, e si dice ancora non sappia che ruolo ricoprire e ricevere in eredità dai due genitori. Costretto ad attendere questa scelta da parte della sorella vi è poi il secondogenito, chiamato Khi, lasciato in un limbo che non gli ha ancora permesso di ritagliarsi un vero e proprio ruolo ed immagine all’interno del popolo.
Leggi e punizioni dei reati
Ogni decisione per controversie e reati viene presa dallo sciamano della tribù ed è incontrovertibile. Se non è presente lo sciamano, la decisione sarà presa dai membri di più alto grado nelle caste presenti.
Tra i Taulaga Vaega il “processo” è in genere rappresentato da un’arena rituale supervisionata dallo sciamano, che a seconda della gravità del reato potrà richiedere un combattimento al primo o all’ultimo sangue. Se uno degli imputati è un lavoratore e l’altro invece membro di una casta, in caso di vittoria il lavoratore potrà accedere alla casta dello sconfitto.
Diverso invece è il comportamento dei Taulaga Paleni: ad ogni luna piena, quando i membri della tribù si riuniscono in cerchio per condividere beni e storie, lo sciamano dichiarerà gli eventuali torti subiti dai membri della tribù stessa. I colpevoli saranno quindi obbligati a portare in dote un maggior numero di beni per riparare il danno commesso.
Forti del loro concetto di equilibrio e condivisione, i Taulaga Paleni né contemplano né tantomeno comprendono il concetto di furto, che vedono più come una forma estrema di egoismo e avidità difficile da tollerare. Sottrarre qualcosa a qualcuno senza reale necessità è considerato una grave offesa, e può portare nei peggiori casi a conseguenze spiacevoli come l’allontanamento dalla tribù o la morte.
Il rapporto con gli altri popoli
Dicono dei Bhasaki: “Nessuna razza può prosperare fintanto che elevandosi col suo ingegno non mantiene la dignità nell’ascoltare la natura”
Dicono dei Daichid: “Il bufalo non si vanta della sua forza davanti all’elefante.”
Dicono dei Tuasul: “Una persona che pensa solo a costruire muri, ovunque si trovino, e non a costruire ponti, non sarà mai in grado di sognare la pace.”
Dicono dei Masnar: “I Masnar apprezzano il valore delle piccole cose.”
Dicono dei Dagda: “È per fuggire l’idea della morte che cacciano, sono solo delle prede che si fingono cacciatori; spaventati dalla loro stessa esistenza.”
Dicono dei Kalach: “Sono la brutta copia dei loro fratelli Algair, hanno solo una sfortuna maggiore.”